Nella valutazione degli indicatori finanziari del progetto avrete notato come la matrice non ha una riga per gli interessi sul capitale di debito. In altri termini, tra i costi dell'intrapresa non è riportata la voce interessi.
Non si tratta di una svista: il valore del progetto si stima assumendo che l'investitore promuova l'iniziativa senza ricorso al debito, ma solo con mezzi propri.
Il tasso di rendimento interno riflette la qualità finanziaria del progetto nell'ipotesi che tutto il capitale sia dell'imprenditore.
Il modello che voi utilizzate restituisce il Roi, il ritorno sull'investimento. Se decidete di ipotizzare un certo livello di indebitamento per finanziare il progetto (ipotesi più che plausibile), è vero che sosterrete dei costi aggiuntivi -gli oneri finanziari-, ma vi avvantaggerete dell'effetto leva e quindi potrete stimare un rendimento sul capitale finanziario superiore al rendimento del progetto.
La misura dello scarto la trovate nella formula
dove i rappresenta il tasso di interesse e l esprime il rapporto tra capitale di debito e mezzi propri dell'imprenditore.
Stimato il Roe, in ragione di un ordinario livello di indebitamento, è possibile valutare la sua congruità rispetto alle attese dell'investitore.
Al contrario, se è noto il valore obiettivo dell'investitore, si parte dal Roe, dalla struttura finanziaria ipotizzata (ad esempio: 50%/50%) e dal valore del tasso di interesse per stimare il saggio di attualizzazione da "battere" nel calcolo del Van.
In questo caso, il saggio di attualizzazione tiene conto sia del costo del capitale dell'imprenditore che del costo del capitale di debito: non a caso in inglese viene chiamato WACC, costo del capitale medio ponderato.
Se il modello di valutazione restituisce un Van positivo utilizzando un saggio di attualizzazione stimato secondo le regole del WACC, siete in grado di affermare che il progetto è grado di ripagare sia il costo del capitale di debito, sia il costo del capitale imprenditoriale, normalmente assai più caro.
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